MASTERING: cos’è e quanta importanza ha per un brano?
Il mastering, ragazzi, è la ciliegina sulla torta, l’ultimo step fondamentale per trasformare un bel mix in un prodotto finito che spacca, pronto per essere ascoltato ovunque: streaming, CD, vinile, radio… L’obiettivo primario è dare al pezzo o all’album quel “qualcosa in più” a livello sonoro, che sia consistente, che ti prenda a livello emotivo e che rispetti gli standard di riproduzione.
Vediamo un po’ cosa facciamo in dettaglio durante il mastering:
1. Ascolto chirurgico e diagnosi:
Prima di toccare qualsiasi manopola, ascoltiamo il mix con un’attenzione maniacale. Cerchiamo i punti deboli, le cose che si possono migliorare. Parliamo di come suonano le frequenze (troppo basse? troppo alte?), di come si muove il suono (troppo compresso? poca dinamica?), di come è l’immagine stereo (suona largo? è tutto impastato al centro?), e se ci sono rumori strani tipo click o fruscii.
Poi prendiamo dei pezzi di riferimento, dischi dello stesso genere che suonano alla grande, e li confrontiamo con quello che abbiamo tra le mani. Dobbiamo assicurarci che il nostro pezzo sia competitivo a livello di volume, dinamica e di come “suona” in generale.
E ovviamente usiamo i nostri “aggeggi”: analizzatori di spettro per vedere le frequenze, oscilloscopi per la forma d’onda, i loudness meter per il volume percepito e i correlometri per l’immagine stereo. Così abbiamo un quadro preciso della situazione.
2. Messa a punto del tono (EQ):
Qui giochiamo con le frequenze per far suonare tutto al meglio. Se i bassi sono troppo “gonfi”, li tagliamo un po’. Se le alte sono troppo stridenti, le ammorbidiamo. L’obiettivo è un suono bilanciato, nitido, definito, che suoni bene su qualsiasi impianto, dalle cuffiette allo stereo della macchina.
A volte dobbiamo dare un po’ di “aria” a certi strumenti o alla voce, o togliere quelle risonanze fastidiose che fanno “boomy” il suono.
E se masterizziamo un album, dobbiamo fare in modo che tutti i pezzi abbiano una coerenza sonora a livello timbrico e di volume tra un brano e l’altro.
3. Domare la dinamica (compressione, limiting, espansione):
Qui controlliamo il volume nel tempo. Con la compressione, avviciniamo le parti più silenziose a quelle più forti, rendendo il suono più “denso” e con più impatto percepito, senza però “schiacciare” troppo la musica e toglierle la sua naturalezza.
Poi c’è il limiting, una compressione spinta all’estremo che usiamo per alzare il volume generale del pezzo fino agli standard richiesti dalle piattaforme di streaming (tipo i famosi LUFS). Questa è una fase delicata, perché se esageri il suono diventa distorto e senza vita.
A volte usiamo anche l’espansione per dare più “respiro” al suono o il gate per eliminare il rumore di fondo.
4. Dare spazio al suono (Immagine Stereo):
Qui lavoriamo su quanto il suono sembra “largo” e quanto gli strumenti sono posizionati nello spazio tra le casse. Possiamo allargare un po’ l’immagine stereo per un suono più avvolgente o restringerla per un suono più focalizzato.
Con tecniche più avanzate, possiamo anche dare una sensazione di profondità e posizionare meglio i vari elementi nel campo sonoro.
E ovviamente correggiamo se c’è qualcosa che suona troppo a destra o troppo a sinistra.
5. Album coeso :
Se masterizziamo un album, ci confrontiamo con l’artista per decidere l’ordine migliore dei pezzi, creando un flusso che abbia un senso, che racconti una storia musicale.
E poi definiamo quanto spazio ci deve essere tra una canzone e l’altra, per far respirare l’ascoltatore e rendere le transizioni fluide.
6. Preparazione alla distribuzione nelle varie piattaforme e formati:
Qui adattiamo il volume finale del pezzo agli standard specifici di ogni piattaforma (Spotify vuole un certo LUFS, YouTube un altro…).
Poi creiamo i file master finali, nei formati giusti per ogni tipo di distribuzione (WAV ad alta risoluzione per lo streaming e la stampa dei CD, formati specifici per il vinile…).
Aggiungiamo tutte le informazioni importanti al file, come il titolo della canzone, l’artista, l’album, i codici ISRC…
E per finire, facciamo un ultimo ascolto super critico per essere sicuri che non ci siano errori o rumori strani nei file finali.
Gli strumenti del mestiere:
Per fare tutto questo, usiamo una serie di strumenti hardware e software specializzati: equalizzatori chirurgici, compressori e limiter che hanno una loro “pasta sonora”, processori per l’immagine stereo, riverberi e delay di alta qualità, analizzatori di ogni tipo e software di editing audio per fare correzioni millimetriche e creare i file master.
In definitiva, il mastering è un processo che richiede un sacco di competenze tecniche, un orecchio allenato a cogliere ogni dettaglio e una profonda conoscenza di come la musica viene riprodotta. Il nostro obiettivo è prendere un buon mix e portarlo a un livello superiore, facendolo suonare al meglio su qualsiasi impianto e trasmettendo l’emozione che l’artista voleva comunicare.
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