Cuffie: quali scelgo per mixare e registrare?
Scegliere le cuffie giuste è fondamentale sia che tu abbia uno studio professionale sia che tu stia registrando in casa. La cosa importante da capire subito è che non esiste una singola cuffia “migliore” in assoluto, perché la scelta perfetta dipende da quello che ci devi fare. In linea di massima, si dividono in due grandi famiglie: le cuffie chiuse, ideali per registrare, e le cuffie aperte, perfette per mixare o per un ascolto super dettagliato.
Cuffie chiuse: le tue alleate per la registrazione
Quando sei in fase di registrazione, magari canti o suoni uno strumento davanti a un microfono, è importantissimo che il suono della base o del click che senti in cuffia non venga catturato dal microfono. Le cuffie chiuse hanno i padiglioni sigillati, un po’ come un guscio, e questo ti dà un ottimo isolamento. Non solo ti isolano dai rumori esterni, ma soprattutto evitano che il suono che stai ascoltando fuoriesca dalla cuffia e “rientri” nel microfono, un fenomeno chiamato bleed o spill.
Il loro grande pregio è proprio l’isolamento acustico: ti permettono di concentrarti sul suono senza distrazioni e, cosa cruciale, evitano che il tuo click o la base rovinino la traccia registrata. Spesso ti danno anche una sensazione di bassi più “presenti”, proprio perché il suono è più contenuto.
Però, c’è un rovescio della medaglia: il suono che senti con le cuffie chiuse può sembrare un po’ meno naturale, a volte un po’ “inscatolato”, rispetto a quello delle cuffie aperte.
Lo spazio stereo, cioè la sensazione di dove si trovano i suoni, è meno ampio e preciso, e purtroppo, possono affaticare di più l’udito se le usi per tante ore, anche a causa di piccole risonanze interne che possono influenzare la fedeltà del suono.
Tra i modelli più gettonati e considerati uno standard in questo campo, spiccano le Beyerdynamic DT 770 Pro, spesso consigliate nella versione da 80 Ohm perché si adattano bene a diversi apparecchi.
Sono super comode, resistenti, isolano molto bene e offrono un suono dettagliato, anche se qualcuno trova che esagerino un po’ sugli estremi di banda.
Le Audio-Technica ATH-M50x sono popolarissime, robuste, si piegano facilmente e isolano bene, con un suono definito e “punchy”, nonostante anche nel loro caso per il mixaggio critico qualcuno le trova un po’ troppo cariche sui bassi e alti.
Le Sony MDR-7506 sono delle vere icone, le trovi in tantissimi studi da decenni: sono molto rivelatrici sulle medie frequenze (ottime per controllare voci e dettagli cruciali, anche se possono stancare un po’), durevoli e con un prezzo abbordabile.
Anche le Sennheiser HD 280 Pro offrono un buon isolamento e una risposta in frequenza considerata abbastanza neutra per essere una cuffia chiusa, con un design solido.
Cuffie aperte: per il mixaggio e l’ascolto critico
Quando invece ti dedichi al mixaggio o al mastering, o semplicemente vuoi ascoltare la musica con la massima fedeltà, l’obiettivo è avere un suono il più accurato, naturale e dettagliato possibile.
Le cuffie aperte, come dice il nome, hanno i padiglioni forati o con delle griglie, permettendo all’aria e al suono di circolare liberamente.
Il vantaggio principale è un suono molto più naturale e arioso, che si avvicina di più all’ascolto con dei monitor da studio,Il soundstage è più ampio e realistico, con una migliore separazione tra gli strumenti. Senti un dettaglio e una chiarezza maggiori, specialmente nelle medie e alte frequenze e sono meno stancanti per le orecchie, anche durante sessioni lunghe, perché le orecchie “respirano” meglio.
Essendo aperte, hanno meno problemi di risonanze interne, il che favorisce una risposta in frequenza più lineare.
Il grosso limite è l’isolamento praticamente nullo: fanno passare tutto il rumore ambientale e, cosa peggiore, disperdono molto suono all’esterno, risultando inutilizzabili per registrare vicino a un microfono aperto, perché il suono uscirà dalle cuffie e verrà ripreso dal microfono. Inoltre, potrebbero disturbare chi ti sta vicino, e la percezione dei bassi potrebbe sembrare meno “di pugno” rispetto alle chiuse, anche se spesso la risposta è più estesa e lineare.
Tra i modelli più apprezzati per il mixaggio e come riferimento, ci sono le leggendarie Sennheiser HD 600 o HD 650 (e la versione HD 6XX di Drop) che sono famose per il loro suono estremamente naturale, neutro e dettagliato (le HD 600) o leggermente più caldo e “morbido” (le HD 650/6XX), non affaticano e offrono un ottimo rapporto qualità/prezzo, specialmente le HD 600/6XX.
Però, tieni presente che richiedono un buon amplificatore per cuffie dedicato!
Le Beyerdynamic DT 990 Pro sono la versione aperta delle DT 770: hanno un soundstage ampio, un suono dettagliato, ma le alte frequenze risultano piuttosto brillanti e enfatizzate.
Alcuni le amano perché rivelano subito i difetti, altri le trovano un po’ affaticanti, il prezzo tuttavia è abbordabile.
Se sali di livello con Beyerdynamic, ci sono le DT 1990 Pro, molto dettagliate, analitiche, costruite in modo eccellente e con padiglioni diversi per cambiare leggermente il suono.
Le AKG K701 / K702 / K712 Pro sono note per un soundstage molto ampio e analitico, con grande dettaglio anche se alcuni le trovano un po’ “leggere” sui bassi o dal suono troppo “clinico”. Anche queste richiedono una buona amplificazione.
Infine, le Hifiman Sundara o Edition XS sono opzioni molto popolari nel mondo delle cuffie planari, famose per la velocità dei transienti, il dettaglio e i bassi estesi e controllati.
Cosa considerare ancora
Quando scegli le cuffie, pensa anche alla risposta in frequenza: cerca quelle più neutre, “piatte”, che non colorino troppo il suono, soprattutto per il mixaggio.
Il comfort è fondamentale, non sottovalutarlo, specialmente se le userai per ore: valuta il peso, il materiale dei padiglioni, la pressione sulla testa.
La durabilità è importante, le cuffie da studio vengono usate tantissimo, quindi cerca modelli robusti, magari con cavo e padiglioni che si possono sostituire.
Rifletti anche sull’impedenza e la sensibilità: cuffie con impedenza più alta (tipo 250 Ohm o più) spesso suonano al meglio con un amplificatore per cuffie dedicato, mentre quelle con impedenza più bassa (32-80 Ohm) sono più facili da pilotare direttamente dall’uscita della tua interfaccia audio.
Infine, ovviamente, il budget: ci sono ottime opzioni in quasi tutte le fasce di prezzo, ma per il mixaggio critico, investire un po’ di più (ad esempio, nella fascia delle Sennheiser HD 600) spesso ti ripaga in termini di accuratezza e affidabilità.
In sintesi, la mossa più intelligente è quasi sempre quella di avere almeno un paio di cuffie chiuse per la registrazione e un paio di cuffie aperte di buona qualità per il mixaggio e l’ascolto critico.
Non fidarti solo delle cuffie per mixare!!! sono uno strumento potentissimo per controllare i dettagli, i bassi (specialmente se l’ambiente non è trattato) e l’immagine stereo, ma il bilanciamento generale e l’ascolto finale dovrebbero sempre essere verificati anche su dei monitor da studio affidabili.
Se hai la possibilità, prova le cuffie prima di comprarle, perché il comfort e il modo in cui suonano sono molto personali!
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