Yamaha Ns 10:storia del mondo della musica:
Le Yamaha ns-10, un paio di monitor da studio passivi che, nonostante un suono un po’ controverso, sono diventate un’icona e uno standard nell’industria musicale per un bel pezzo. la loro storia è strana, un altoparlante hi-fi da casa che, per caso e necessità, si è trovato a dare forma al suono di un sacco di successi.
Le Yamaha ns-10 non erano nate per essere monitor da studio professionali, nel 1978 infatti la yamaha corporation in giappone le aveva lanciate come parte della loro linea di altoparlanti hi-fi “natural sound” (da cui “ns”).
L’idea era di offrire un suono chiaro e dettagliato per ascoltare musica a casa.
Le caratteristiche principali del progetto originale erano:
Avevano il cabinet sigillato, un design che, a differenza di quelli bass-reflex con i buchi, tendeva a dare una risposta ai transienti più precisa e un calo delle basse frequenze più graduale.
Il woofer in carta non trattata da 18 cm è la cosa più particolare delle ns-10…la membrana bianca del woofer, fatta di pasta di cellulosa non trattata, era strana per gli standard hi-fi dell’epoca, dove di solito usavano trattamenti per smorzare le risonanze, mentre il tweeter a cupola morbida da 3.5 cm diffondeva piuttosto bene le alte frequenze.
L’adozione inaspettata negli studi di registrazione (primi anni ’80):
il passaggio delle ns-10 da casse hi-fi a monitor da studio è dovuto soprattutto a un paio di fattori e a delle persone chiave:
Bob Clearmountain:
Il leggendario ingegnere del suono americano Bob Clearmountain è spesso indicato come uno dei primi e più importanti a usare le ns-10 in studio.
Pare che abbia iniziato a usarle negli studi di registrazione di new york all’inizio degli anni ’80.
Clearmountain apprezzava la loro capacità di far sentire bene i dettagli nelle medie frequenze, che sono fondamentali per bilanciare voci e strumenti, in più, in quegli anni la musica era piena di chitarre elettriche e rullanti ultra-effettati, quindi serviva un orecchio più attento alle frequenze principali di quegli strumenti, appunto le medie.
Il bisogno di un riferimento “reale”:
Gli ingegneri del suono dell’epoca si erano accorti che i monitor da studio di alta gamma, anche se davano una riproduzione accurata, non sempre riflettevano come la musica suonava sugli impianti audio normali (autoradio, stereo economici), che guarda caso, proprio in quegli anni, enfatizzavano molto le medie frequenze…
Le ns-10, con la loro risposta in frequenza non perfettamente lineare e l’enfasi sulle medie, davano un riferimento più “reale” di come il mix sarebbe suonato per la gente.
Se un mix suonava bene sulle ns-10, c’era una buona probabilità che suonasse decentemente sulla maggior parte degli altri impianti.
Dimensioni compatte e costo relativamente basso:
Rispetto ad altri monitor da studio professionali, le ns-10 erano più piccole e, all’inizio, più economiche, il che le rendeva accessibili a più studi.
La popolarità delle ns-10 è cresciuta velocemente negli anni ’80 e ’90, diventando uno strumento comune in quasi tutti gli studi di registrazione del mondo, ma insieme alle loro caratteristiche “rivelatrici”, sono arrivate anche delle critiche importanti:
Risposta in frequenza non lineare:
Le ns-10 non avevano una risposta in frequenza piatta.
Davano molta enfasi alle medie frequenze (tra 1 khz e 2 khz circa) e tagliavano parecchio le basse frequenze, e questo le rendeva carenti nel riprodurre bene le basse frequenze, quindi alcuni le trovavano un po’ aspre sulle alte frequenze…ascoltarle a lungo infatti poteva soprattutto stancare le orecchie.
Bisogno di un buon amplificatore:
Le ns-10 erano monitor passivi e avevano bisogno di un amplificatore esterno di buona qualità per suonare al meglio, un amplificatore scarso, neanche a dirlo, poteva solo peggiorare i loro difetti.
Nonostante queste critiche, la loro capacità di far sentire bene i problemi nelle medie frequenze (dove c’è molta energia delle voci e degli strumenti) e di dare un riferimento per capire come il mix sarebbe suonato sugli impianti normali superava per molti i loro difetti, e gli ingegneri hanno imparato quindi a conoscere le loro stranezze e a fidarsi del loro giudizio.
Yamaha ha risposto alla inaspettata popolarità delle loro casse nel mercato professionale lanciando il modello ns-10m studio alla fine degli anni ’80.
Questa versione aveva alcune modifiche pensate apposta per l’uso in studio di registrazione:
Il cabinet era un po’ più grande, per dare una risposta alle basse frequenze leggermente più estesa e bilanciata.
I connettori prettamente da impianto stereo sono stati migliorati per garantire una migliore qualità sonora e robustezza, inoltre le casse sono state dotate anche di una schermatura magnetica per evitare interferenze con i monitor video e altre apparecchiature elettroniche presenti negli studi.
Nonostante queste modifiche, il suono di base era simile al modello originale.
La produzione delle ns-10m studio è finita ufficialmente nel 2001.
Ancora oggi, si possono trovare in un sacco di studi di registrazione in tutto il mondo, spesso usate come monitor di riferimento secondari o “nearfield” (messi vicino all’ingegnere del suono).
L’eredità delle yamaha ns-10 è complicata: per decenni sono state un riferimento, e molti ingegneri hanno imparato a mixare su di esse, per capire come suonava la musica su un impianto consumer.
La loro capacità di far capire come un mix suonerà sugli impianti audio normali rimane il loro punto forte, ma la loro risposta in frequenza non lineare continua a far discutere, con alcuni che le considerano strumenti essenziali e altri che le evitano come la peste!
In conclusione, le yamaha ns-10 sono molto più di semplici altoparlanti.
Sono un simbolo di come è cambiata la registrazione musicale, un esempio di come un prodotto nato per un mercato può avere un successo inaspettato in un altro, e ci ricordano che a volte le “imperfezioni” possono diventare preziose in un contesto creativo.
La loro storia dimostra il pragmatismo e l’orecchio geniale degli ingegneri del suono che hanno saputo usare le loro caratteristiche uniche per creare alcuni dei dischi più amati della storia.
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